Le perdute forme dell’esistere


Attraversando campi gremiti
di ulivi contorti come storpi,
al sole ormai dominante sull’aurora,
la mente culla nostalgie
d’una nottata intessuta a forgiare idilli.
Mi affaccio al fiume che scorre
affogato in cupi pensieri,
in un mesto travagliare
d’acque ombrose.
Sugli argini limati da millenaria erosione,
fra erbe imperlate di sudori d’aurora,
avvampano cancri di rose
appassite ancor prima
di poter divenire se stesse.
Triste somiglianza all’umana senescenza,
nel vivere alle intemperie
e trovarsi al crepuscolo impaludati...
Alle perdute forme dell’esistere
tentano sciamani deliranti
di carpire l’essenza dal divenire,
sino a ritrovarsi, anche loro,
mummie imbalsamate,
colte nell’atto di un muto stupore...
Di quel poco che rimane
di questo claudicante andare,
soltanto l’amore, reticente
ad uno svelarsi con fragore,
rimane l’unico pretesto per vivere.
Sino all’inevitabile trasformarsi
in arnesi vetusti ormai in disuso,
nell’affanno di una corsa insensata
giunta ormai alla fine.