Poesia d’estate


Percorro arroventate stradine
di mare, accompagnato
dallo scalpiccìo noioso dei miei passi.
Cerco la sera,
e un angolo fuori dal tempo
per comporre qualche verso,
ma nella calura opprimente
non v’è spazio per il volo dell’anima.
Con la mente intorpidita
arrivo alla cala nascosta,
violentando la sabbia immacolata
con orme dalla vita effimera.
Agognata, scende finalmente
la deforme ombra serale
che partorisce frescura;
il respiro si mostra meno avaro,
la mente alleggerita.
Il flebile palpito d’ali di un gabbiano
prelude il rinnovarsi della magia;
pochi battiti di ciglia
prima che il sole s’ammanti sanguigno,
le chete acque marinare
s’illuminano di mille scaglie d’argento...
La penombra mi coglie immobile,
immerso ad immortalare
il fuggevole tramestìo
dei miei pensieri.
Appresso, la palma solitaria
ondeggia con moto leggero,
pavoneggiandosi all’agile brezza vespertina
che vivacchia nel soffuso crepuscolo...